
Giovedì 16 luglio il Delegato si è recato su richiesta del Cappellano militare Don Claudio Mancusi e su invito dei Comandanti degli Enti Militari di Persano: Colonnello Augusto Gravante, Comandante del 4° Regimento Carri; Colonnello Carmine Ferrante, Comandante del regimento Logistico Garibaldi; Colonnello Ciriaco Fausto Troisi, Comandante Comprensorio di Persano; Colonnello Lucio di Biasio, Comandante dell’8° Regimento Artiglieria Terrestre, a visitare il Real Sito di Persano. Questo storico luogo è legato anche alla tradizione zootecnica del Regno delle Due Sicilie, come anche Carditello, ecc. Infatti a Persano vi fu uno sviluppo notevole dell’allevamento di cavalli che venivano poi venduti sui mercati nazionali e internazionali. Oltre ad essere un luogo di caccia particolarmente gradito ai sovrani di Casa Borbone.
Il motivo dell’incontro è legato anche alle attività di beneficenza che il nostro Ordine in sintonia con il Comando militare ha in animo di realizzare in un prossimo futuro in Italia e all’estero.
Una simpatica colazione offerta dal Comandante Colonnello Augusto Gravante, presente il suo Stato Maggiore e il nostro Don Claudio Mancusi, ha concluso la visita del Marchese Sanfelice a Persano, con l’augurio di un prossimo incontro, se possibile in occasione della visita del Gran Maestro S.A.R. il Principe Carlo.
PERSANO: storia di un Sito Reale.
La residenza di Persano è nel comune di Serre e si estende tra le rive dei fiumi Sele e Calore e tra i territori dei comuni di Eboli, Campagna e Altavilla Silentina.
La prima edificazione settecentesca fu realizzata sui resti di un antico villaggio, probabilmente medievale, dai Conti de Rossi di Caiazzo, feudatari di Serre. Tuttavia, per fini di caccia, fu ceduta in affitto a Carlo di Borbone che, poi, nel 1758 acquistò facendo realizzare una “casina di caccia”. Ma, oltre alla sua nota passione per la caccia, c’era un suo vivo interesse per i cavalli di razza pregiata che il giovane re Carlo coltivava con estrema competenza e dedizione. Accadde che tra i primi ritrovamenti archeologici di Ercolano, era stato portato alla luce un cavallo di bronzo (epoca di Nerone) dalle “mirabili fattezze”. Carlo lo studiò attentamente per molto tempo, coinvolgendo i maggiori esperti affinché si riuscisse ad individuare l’effettiva esistenza della razza rappresentata. Non fu facile, ma alla fine si arrivò alla conclusione che quella razza equina, probabilmente estinta, era possibile ancora riprodurla attraverso accurati incroci. Un’operazione scientifica che aveva, però, bisogno di un’area dotata di ambienti idonei, di spazi e di edifici per accogliere animali e uomini. Carlo pensò immediatamente alla sua casina di caccia di Persano. Fu proprio in quella sede che, partendo dalla razza napoletana, possente e, nello stesso tempo, elegante e veloce, si incrociarono razze siciliane, calabresi, pugliesi, andaluse e provenzali. Il risultato dell’esperimento fu senza dubbio sorprendente. Richiamati da quell’incredibile ed unica nuova razza equina (i cavalli erano le Ferrari del tempo), nobili, generali, dame, allevatori, commercianti, artisti e letterari inserirono nei loro viaggi di piacere e di affari una sosta a Persano. Fu per questo motivo che Carlo di Borbone decise di dare un giusto rango al sito, trasformando quella iniziale casina di caccia in una piccola reggia dove accogliere degnamente i visitatori. Per riadattare quel luogo, il re incaricò l’ingegnere militare Giovanni Domenico Piana che abbatté gran parte del primo edificio per ricostruirlo secondo le nuove necessità. Stalle, portici, cucine e camere da letto furono aumentate nel numero ed integrate con ambienti comuni idonei a far diventare quel luogo un’occasione di accoglienza, svago e di incontro, anche di diplomatici, uomini illustri e commercianti. A “ritoccare” e migliorare anche dal punto di vista architettonico ed artistico la residenza, furono chiamati Vanvitelli, quando ancora era impegnato presso la reggia di Caserta, ed il Canova che, tra l’altro, fu l’autore del magnifico cane da guardia in marmo posto sulla sommità dello scalone di accesso ai piani superiori. Quindi stucchi, capitelli, affreschi immersi in un paesaggio agreste estremamente romantico e gradevole, contribuirono a fare di quell’edificio e dell’intero sito, la sede ideale per incontri e visite di altissimo livello.
Solo per citarne qualcuna tra le più importanti, ricordiamo la presenza a Persano dello scrittore Goethe, dello zar di Russia, del Primo ministro Metternich e del pittore Jacob-Philipp Hackert che, oltre a realizzare un dipinto molto accurato di Persano, portò a termine le sue “quattro stagioni” con un meraviglioso dipinto riproducente una scena di caccia svoltasi proprio nella tenuta reale.
Per tutti gli anni di esistenza del Regno delle Due Sicilie, dalla tenuta di Persano vennero forniti i migliori cavalli per l’Esercito, gli ufficiali ed i reali, ma vennero anche esportati all’estero con notizie di arrivi negli U.S.A. ed in Cina.
Prima che Garibaldi giungesse in zona, il 28 agosto del 1860 gli allevatori ed i militari di guardia liberarono tutti i cavalli (circa 500) che si sparsero nella vasta area passando inosservati ai conquistatori. In questa occasione molti animali finirono nelle mani di coloro che poi diventarono i resistenti antipiemontesi, i famosi briganti, che proprio grazie ai Persano diventarono imprendibili.
Dopo l’unificazione il sito fu incardinato nel Demanio che lo lasciò degradare a livelli insostenibili, finché nel 1868 le scuderie e l’intero stabile passarono sotto la gestione del Ministero della Guerra che, finalmente, lo restaurò e lo tutelò come meritava.
Per quanto, invece, riguarda le “Reali Mandrie”, dopo una serie di tristi vicissitudini, la Real Razza di Persano fu messa all’asta sulla piazza di Eboli, ma con scarsi risultati. Finché, con regio decreto del 1864, si sopprimeva il più importante allevamento di cavalli italiano.
Alessandro Romano