17 gennaio 2014, Celebrazione Eucaristica presso la Chiesa di Sant’Antonio Abate, Commenda Costantiniana

Il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio  è stato invitato a partecipare alla Celebrazione Eucaristica che si tiene in Napoli, nel complesso Abbaziale di Sant’ Antonio Abate, in via Foria 302.

Prende parte alla Celebrazione S.E. Rev.ma, il Cardinale Arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe.

La leggenda ci tramanda che la Chiesa di Sant’Antonio Abate fosse stata fondata per volere della Regina Giovanna I, ma un diploma del re Roberto d’Angiò dimostra invece che già nel marzo del 1313 esistevano sia una Chiesa che un Ospedale, e che in questo luogo fossero curati i malati del morbo detto “fuoco sacro”. Il complesso fu poi ampliato e in alcune parti ricostruito, secondo i dettami di un grande programma assistenziale voluto dalla regina Giovanna I, avendo così enorme valore ai fini dell’urbanizzazione del borgo e dell’omonima strada, la quale, attraverso Porta Capuana, rappresentava il principale accesso alla città.

Verso la fine del 1300 il complesso consisteva nella Chiesa, nell’ospedale e nell’annesso convento tenuto dai monaci ospedalieri antoniani, i quali ricavavano dal lardo dei maiali la sacra tintura che veniva usata per curare l’herpes zoster, da sempre chiamato il “fuoco di S. Antonio”.

Con l’arrivo degli spagnoli a Napoli l’abazia fu data in commenda dai Papi ai loro congiunti e favoriti. Nel 1480 ne fu investito il Cardinale Giuliano della Rovere (futuro Papa Giulio II).

Fu così per ben due secoli, fino a quando Clemente XIV concesse l’Abazia al Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio. Il primo abate costantiniano di cui si conosce il nome è Pignatelli, quindi Cantelmo, Spinelli, Sersale, Zurlo, Filangieri e poi, nel 1805, Don Giuseppe Carrano, Gran Priore, seguito da Monsignor Giannello Borsa. L’ultimo cappellano maggiore, l’abate Naselli, ebbe in commenda la Chiesa fino al 1860, anno in cui fu chiusa e abbandonata in seguito alla caduta dei Borbone delle Due Sicilie.

Nel 1863, la Chiesa Costantiniana di S. Antonio Abate e tutti i beni costantiniani esistenti furono posti sotto la giurisdizione temporanea dell’Ordinario di Napoli, fino a quando la Santa Sede avesse ritenuto opportuno.

Nel 1888 fu eseguito un maestoso restauro sotto il rettorato del Cav. Carmine Cinque, rimasto in carica fino ai primi del 1900.

Benedetto XV nel dicembre del 1016, emanò un breve “ad futura rei memoriam” nel quale dispose la restituzione della Chiesa all’Ordine Costantiniano e riconobbe nell’allora Gran Priore (e nei suoi successori) l’Abate titolare della Chiesa con giurisdizione sul Clero Costantiniano per le cose che concernevano l’Ordine.

Il complesso originario poteva vantare ben quattro stabili: la Chiesa, il Lazzaretto, il Convento, la torre col campanile; inoltre un ampio cortile e una vigna che si estendeva per tutto il circondario.

La facciata principale fu ristrutturata nel 1769 dal Cardinale Arcivescovo Antonino Sersale, che fece coprire quella originale gotica, di cui solo pochi accenni sono ancora visibili, come la porta d’ingresso alla Chiesa voluta da Roberto Capano del Seggio di Nido sotto Giovanna I, e i battenti della porta in legno divisi in 90 scompartimenti. Sul portale in marmo sono presenti lo stemma dei Durazzo e quello dell’Ordine Antoniano.

All’interno sono rimaste poche opere di rilievo: il tempo e i furti hanno purtroppo impoverito la prestigiosa Abbazia; pur tuttavia, si fa notare un bellissimo blocco marmoreo risalente al XIV secolo che rappresenta la Vergine diademata e seduta di prospetto che sostiene il bambino Gesù in atto di benedire. È presente inoltre una bellissima fonte battesimale marmorea di epoca del 500 e lo stemma Costantiniano in marmo bianco, oltre infine ad alcune lapidi e stemmi dei Solinas e ad affreschi di epoca giottesca e seicenteschi di Luca Giordano.

La Chiesa di S. Antonio Abate è attualmente retta dal Parroco Don Alessio Gerardo Mallardo, il quale – anche con l’aiuto di volontari – sta cercando di animare, dal punto di vista artistico, l’antico sito Abbaziale.

                                                                                                                                               Pierluigi Sanfelice di Bagnoli