20 gennaio 2015: Solenne Celebrazione in onore di Carlo III di Borbone presso la Basilica di Santa Chiara‏

La Delegazione di Napoli e Campania della Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, attraverso i suoi Cavalieri e Dame facenti parte della Guardia d’Onore alle Reali Tombe dei Sovrani Borbone, ricorda stasera la figura del primo grande Re della  dinastia Borbone, cioè di colui che ereditò un Regno – quello di Napoli – che si trovava in una condizione socio-economica molto precaria, frutto di due malgoverni vicereali, quello spagnolo e quello austriaco, durati in totale oltre due secoli.  Il giovane Sovrano si impegnò, con grande vigore ed amore, per ricostituire il “senso dello Stato” che a Napoli mancava da troppo tempo. Ed iniziò questa impresa proprio riordinando il fisco, al fine di ridurre lo strapotere della classe aristocratica e ridistribuendo ricchezza anche e soprattutto nelle fasce  sociali più deboli. Fu ideatore del cosiddetto “catasto onciario”, che mise  in condizione di regolarizzare davanti  al fisco le classi più abbienti che da secoli sfruttavano i più deboli. E proprio i più deboli e i più diseredati tornarono nella legalità attraverso un lavoro sicuro che Sua  Maestà il Re Carlo s’inventava in ogni campo. Persino i poveri del cosiddetto “reclusorio” venivano assistiti e educati al lavoro ed all’apprendimento di un mestiere.

Fiorirono quindi le arti, le scienze e le opere architettoniche che, diversamente da quanto raccontato da alcuni storiografi poco attenti, non furono solo assecondamento fine a se stesso del senso estetico del Sovrano, quanto piuttosto fucina di posti di lavoro, e quindi di benessere per tutti. La Reggia di Caserta, quella di Portici e quella di Capodimonte non furono gioielli nel deserto ma “diedero vita al popolo”, persino ai cosiddetti servi di pena, cioè i galeotti e pirati barbareschi che nella fabbrica di Caserta venivano trattati come tutti gli altri operai. Ed è grazie a Carlo di Borbone che oggi ammiriamo gli scavi di Pompei, che sin dal loro ritrovamento furono aperti alla visita del popolo perché patrimonio di tutti.

Sua Maestà ebbe poi l’intelligenza, da buon mecenate, di chiamare a se menti eccelse come Don Luigi Vanvitelli primo architetto del Regno,  Ferdinando Sanfelice, Ferdinando  Fuga, e nelle scienze giuridiche Antonio Genovesi,  mentre per le scienze economiche Bernardo Tanucci fu suo primo ministro; e poi  letterati come l’abate Galiani e latinisti come  Alessio Simmaco Mazzocchi, figure divenute poi Santi come Alfonso Maria dè Liguori, nella Spiritualità Padre Gregorio Maria Rocco, per tutti Padre Rocco, che ispirò il Re nella costruzione del Reale Albergo dei Poveri e in una forma molto particolare e geniale di illuminazione  stradale: l’invenzione dei tabernacoli che oltre al significato votivo davano luce alle strade a costo zero perché alimentate dall’olio dei fedeli.

Di certo tante altre attività recano la firma di Carlo III di Borbone, un Sovrano illuminato da luce divina, che donò a Napoli e al Regno intero dignità di Nazione e di Popolo, che da allora fino alla fine del Regno delle Due Sicilie fu rispettato e preso ad esempio sia nel resto d’Italia che in Europa.