20 gennaio, Santa Messa in memoria di S.M. Re Carlo in Santa Chiara‏

Mercoledi 20 Gennaio 2016 alle ore 18.30 presso la Basilica di Santa Chiara in Napoli si celebra la Santa Messa in memoria di Sua Maestà Carlo di Borbone, nella ricorrenza dei trecento anni dalla Sua nascita. Alla Celebrazione partecipa S.A.R. la Principessa Beatrice di Borbone delle Due Sicilie, Gran Cancelliere del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.


Trecento anni fa nasceva Carlo di Borbone, il primo sovrano di questa dinastia che restituì dignità e benessere al popolo di Napoli e del Meridione d’Italia. Da troppi anni, due secoli e mezzo, l’economia del ViceRegno era stata mortificata da un impoverimento costante e irrefrenabile. Il popolo di Partenope fu abbandonato a se stesso, in preda ad un malgoverno spagnolo che non seppe fare altro che soffocarlo con tasse, violenza gratuita e corruzione. Con Carlo III di Napoli la vita dello Stato e del popolo rifiorì progressivamente anche se i primi tempi furono molto duri il re dovette rimboccarsi le maniche per ricostruire e reinventare tutto, a partire dal senso dello Stato, dalla legalità, dall’economia e dal fisco che, entrambi, versavano in condizioni disastrose. Il primo passo importante fu quello della costituzione del cosiddetto “catasto onciario” che mise ordine nei possedimenti delle fasce aristocratiche e più abbienti che fino ad allora godevano di un potere illimitato e non controllato. Sì iniziò a ridistribuire la ricchezza anche nelle classi più deboli, che furono educate al criterio della legalità e del lavoro sicuro, che Sua Maestà il Re Carlo si inventava in ogni campo. Assistenza e lavoro erano le condizioni che furono poste in essere affinché i poveri che venivano accolti nel cosiddetto reclusorio – cioè l’Albergo dei Poveri – venissero anche educati al lavoro e dall’apprendimento di un mestiere. Fiorirono pertanto le arti, le scienze e le opere architettoniche, che non furono velleità meramente estetiche del sovrano ma furono il segno tangibile del benessere e della potenza del Regno di Napoli e di Sicilia, tramandato nei secoli alle popolazioni meridionali e agli occhi di tutto il mondo. Fu proprio grazie a Carlo di Borbone che oggi ammiriamo capolavori come la Reggia di Caserta, la Reggia di Portici e quella di Capodimonte, che oltre ad essere monumenti unici nella loro bellezza, furono anche motivo di creazione di posti di lavoro sia per il popolo sia che per i pirati barbareschi. Questi ultimi, una volta catturati, furono impiegati nella fabbrica di Caserta con un trattamento di vita ed economico pari a quello dei comuni operai. S’inventò, pertanto, un efficace sistema di integrazione dei cosiddetti servi di pena, come a dire “i galeotti nel tessuto della società”. Da buon mecenate, il Sovrano chiamò a sé menti eccelse, come ad esempio don Luigi Vanvitelli, primo architetto del Regno di Napoli, Ferdinando Sanfelice e Ferdinando Fuga architetti anch’essi, Antonio Genovesi giurista, per le scienze l’economista Bernardo Tanucci che fu suo Primo Ministro, e letterati come l’Abate Galiani, e latinisti come Alessio Simmaco Mazzocchi, Santi come Alfonso Maria de’ Liguori, e nella spiritualità padre Gregorio Maria Rocco, chiamato da tutti semplicemente padre Rocco, che fu la mente ispiratrice della carità e della beneficenza, grazie al quale fu costruito il Real Albergo dei Poveri e una forma geniale di illuminazione stradale: l’invenzione, cioè, dei tabernacoli che illuminavano le strade a costo zero per l’alimentazione continua e volontaria delle lampade votive da parte dei cittadini; la sua onestà spirituale e culturale ci regalò la possibilità di avere un altro monumento unico al mondo: quello degli scavi di Pompei ed Ercolano che il Sovrano volle aprire liberamente alla fruizione del il suo popolo e poi di tutti i popoli stranieri. Emblematico fu il gesto di Carlo Di Borbone quando, in partenza per la Spagna il 10 ottobre 1759, restituì al popolo un sesterzio incastonato in un anello che fu trovato negli scavi di Pompei. Non poteva portar via un bene che apparteneva al popolo. Questi fu il Primo grande re della dinastia Borbone che Napoli non dimenticherà mai.