
Sabato 9 gennaio il Sindaco di Sepino Filomena Zeoli, in occasione della Festività di Santa Cristina V.M., ha invitato per le ore 16 la Delegazione per la Campania – il cui Delegato Marchese Don Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, sinceramente dispiaciuto per non essere potuto intervenire, è stato rappresentato dal Cavaliere di Merito con Placca Giuseppe D’Amico, profondo conoscitore dei luoghi, cui si è affiancato il Benemerito Michele Ciccone – altri Ordini Cavallereschi e varie Autorità.
Il programma della Festa delle Candele è iniziata con distribuzione del ” Cartoccio “ e il corteo delle Autorità verso la Chiesa Madre; alle 17,30 la Solenne funzione religiosa, officiata da S.E. l’Arcivescovo della Diocesi di Campobasso–Bojano, Monsignor Giancarlo Maria Bregantini.
A termine del rito religioso, il Sindaco Zeoli ha ringraziato fortemente l’Ordine Costantiniano per la prima partecipazione, dando appuntamento al prossimo anno.
Hanno assistito alla Celebrazione, tra gli altri, S.A.I. il principe Mariano Hugo Windisch-Graetz in rappresentanza dell’Ordine di Malta, il professore Carmone del Camillis in rappresentanza dell’Ordine del Santo Sepolcro del Molise, il professore Alberto Bochicchio, il signor Giuseppe Rocco Sileo, una delegazione del CISOM del Matese, il Comandante e dipendenti del Comando Stazione Carabinieri di Sepino, il delegato del Presidente della Regione Molise Assessore Vincenzo Niro; Presidente della Provincia Rosario De Matteis, i Sindaci dell’Unione dei Comuni della Valle del Tammaro, il Comandante e i dipendenti della Polizia Municipale e i Dipendenti del Comando della Stazione Forestale di Sepino.
SANTA CRISTINA
La Passione di Santa Cristina è uno scritto che risale almeno al IX secolo, quindi molto più tardo rispetto agli avvenimenti ed eccessivamente agiografico. Ciononostante, la venerazione popolare per la santa preadolescente è sempre stata molto grande in tutta la zona.
Il racconto narra di una giovane undicenne di nome Cristina, che per la straordinaria bellezza venne segregata in una torre dal padre Urbano, ufficiale dell’imperatore, in compagnia di dodici ancelle. A nulla valsero i tentativi del padre di costringere la figlia, divenuta cristiana, a rinunciare alla sua fede; il padre passò allora dalle blandizie alle percosse: la fece flagellare e rinchiudere in carcere e in seguito la consegnò ai giudici che le inflissero vari e terribili supplizi. Nel carcere dove fu gettata a languire venne consolata e guarita da tre angeli. Venne poi condotta al supplizio finale: legatale una pesante pietra al collo, la gettarono nelle acque del lago; la pietra però, sorretta dagli angeli, galleggiò e riportò a riva la fanciulla.
A quella vista Urbano non resse a tanto dolore e morì. Cristina fu ricondotta in prigione e a Urbano successe un altro persecutore di nome Dione. I giudici tornarono a infierire su di lei condannandola a terrificanti quanto inefficaci torture fino a quando non la uccisero con due colpi di lancia.
L’unica reliquia autentica riguardante lo scheletro di santa Cristina di Bolsena è l’osso del suo avambraccio conservato a Sepino, in provincia di Campobasso.