
La Reggia di Carditello fu edificata nel 1787 in stile neoclassico da Francesco Collecini, allievo di Vanvitelli, e destinata in un primo tempo da Carlo di Borbone a residenza di caccia, poi trasformata da Ferdinando IV in una fattoria modello per la coltivazione del grano e l’allevamento di razze pregiate di cavalli e bovini.
Divenuta in seguito proprietà di un ente della Regione Campania, il Consorzio di Bonifica del Basso Volturno, alla fine degli anni ’90 viene in parte restaurata dal Ministero dei Beni Culturali che vi investe 5 miliardi di lire e dal Consorzio stesso che vi installa alcuni uffici in modo da far rivivere la reggia, anche se con abiti burocratici. Poco dopo, però, inizia la crisi: le casse del Consorzio si svuotano e la Reggia viene lasciata a sé stessa.
Successivamente, una società del Banco di Napoli avvia la procedura per la vendita all’asta del complesso, ma poi raggiunge un accordo con il Consorzio per evitarne la vendita.
Nel dicembre 2011, il nuovo Consiglio Regionale boccia un emendamento alla Legge Finanziaria regionale 2012 che avrebbe evitato la vendita della Reggia “mediante lo stanziamento di euro 3.000.000 per l’anno 2012, euro 3.000.000 per l’anno 2013, euro 3.000.000 per l’anno 2014”.
Oggi la Reggia versa in stato di totale abbandono e degrado: le infiltrazioni di acqua che cola dalle murature, l’umidità e le muffe minacciano le decorazioni settecentesche (restaurate appena un decennio fa) e gli affreschi di Philip Hackert, pittore di corte con Ferdinando IV di Borbone.
Anche il bosco di lecci e querce a ridosso della Reggia si trova in una condizione di degrado, trasformato ormai in una discarica abusiva in cui si possono trovare rifiuti di ogni tipo: copertoni di auto e camion, elettrodomestici dismessi, materassi, mobili smontati, lavandini e sanitari, scarti derivanti da lavorazioni industriali, bottiglie, lattine e sacchetti di immondizia di ogni genere.
A questo, si aggiunge il saccheggio continuo di pilastrini di marmo, caminetti, lastre delle scalinate e pezzi di pavimento. Si teme anche per le cornici delle porte, fatte di un marmo pregiato non più in circolazione.
Per la Reggia è quindi cominciato un lungo iter per la sua vendita con aste giudiziarie andate tutte deserte: la prima, senza incanto, base d’asta 20 milioni (28 ottobre 2011), la seconda con incanto (10 novembre 2011), poi base d’asta di 15 milioni (29 marzo 2011), poi di 10 milioni il 18 gennaio 2012 e infine il 31 gennaio 2013.
Dopo che è andata deserta l’ultima asta del gennaio 2013, il giudice dell’esecuzione ha fissato un nuovo incanto partendo dal prezzo, dimezzato, di 10 milioni di euro.
Per molto tempo la villa è rimasta invenduta al prezzo di 10 milioni di euro. Nell’ottobre 2013 il Ministro dei Beni Culturali Massimo Bray ha visitato Carditello e si è impegnato nel trovare “una soluzione affinché la Reggia potesse tornare alla sua bellezza e fruibile a tutti”.
Allo stesso tempo il responsabile di Agenda 21 per Carditello, Raffaele Zito, ha aggiunto che il Ministro Bray ha assicurato che con i tecnici del ministero “stava studiando soluzioni definitive per far restare la Reggia di Carditello un bene pubblico”.
Il 9 gennaio 2014 il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha finalmente annunciato l’acquisizione della proprietà del Real Sito di Carditello, confermando così il suo impegno non solo per il recupero monumentale della palazzina reale e delle immense stalle, ma soprattutto per la rinascita di un intero territorio con il suo straordinario patrimonio agricolo e con il suo allevamento di bufale e di razze pregiate bovine creato dai Borbone, considerato una delle più importanti aziende agricole illuministe europee.
Un segno, questo, molto importante per il recupero del paesaggio e dell’agricoltura campana, così strategici per il futuro di tutta la Regione.
Essendo stata la Reggia di Carditello oggetto di oltre 32.000 segnalazioni (al quinto posto nella classifica nazionale) nel Censimento dei Luoghi del Cuore, segnalazioni che denunciavano la disastrosa situazione di abbandono e le continue razzie ai danni di uno dei più straordinari siti italiani, il FAI e Intesa San Paolo hanno offerto al Ministro Bray un contributo di 50.000 euro per Carditello, per la realizzazione di un progetto da concordare con gli organi del MIBACT, contribuendo così a segnare un importante momento di riscatto per il meraviglioso ma martoriato territorio del Casertano, per la Campania e per tutto il Paese.