
Napoli commemora la strage di Parigi. Martedì 17 novembre alle 18 presso la Basilica di San Francesco da Paola si celebra una Santa Messa in memoria dei caduti nel corso delle stragi francesi. La liturgia è stata fortemente voluta da S.A.R. il Principe Carlo di Borbone delle Due Sicilie. Si uniscono al lutto nazionale francese, il Delegato Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, la Delegazione della Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, i Cavalieri e le Dame Costantiniane, che invitano i cittadini napoletani a prendere parte alla commemorazione.
Sono onorato e grato al marchese don Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, Delegato per la Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, per avermi concesso di rappresentare il Suo pensiero in questa celebrazione solenne con una mia riflessione dedicata ai martiri parigini – in quanto Segretario generale della Società Italiana dei francesisti. Desidero ringraziare dal più profondo gli amici tutti oggi presenti, i cavalieri e le dame dell’Ordine Costantiniano, le Autorità civili e militari. Permettetemi di esprimere un saluto cordiale e la più profonda gratitudine ai membri della Società Italiana dei Francesisti, alla Federazione dei Consoli Italiani con l’Avv. Gennaro Famiglietti, Presidente dell’Istituto di Cultura Meridionale, al Celebrante, ai Concelebranti e ai religiosi tutti della Reale Basilica Pontificia di San Francesco di Paola, in particolare al Correttore Provinciale dei Minimi, il rev.mo don Damiano La Rosa, per la rara sensibilità con cui ha immediatamente accolto e fatto suo il desiderio di una Santa Messa in memoria delle vittime della strage di Parigi; desiderio espresso fin da subito da S.A.R. il principe don Carlo di Borbone delle Due Sicilie, duca di Castro, diretto testimone dei tremendi avvenimenti parigini, il Quale con l’Augusta Famiglia Reale si unisce a noi nella preghiera esprimendo il Suo cordoglio più profondo al popolo francese. Concedetemi, ancora, di esprimere un ringraziamento dal profondo del cuore agli studenti di Economia Cultura e Testi nelle fonti autentiche di lingua francese e ai dottorandi in Eurolinguaggi dell’Università degli Studi di Napoli Parthenope che, con la prof. Maria Giovanna Petrillo, hanno deciso di essere qui oggi in Basilica, mutando le ore di lezione di cultura francese in una lezione di civiltà, in un momento di preghiera e di ricordo, solidali con i tanti giovani francesi sui quali si è abbattuta la furia disumana delle ultime ore.
Morte, dolore, paura, tristezza hanno colpito Parigi, la Francia, l’Europa. Quello che è accaduto nei giorni scorsi non si può definire con una parola, con un’espressione, né in italiano, né in francese. E’ qualcosa che va oltre l’attentato terroristico, che va oltre l’azione umana. La vigliaccheria, la brutalità, il vergognoso richiamo alla religione ci pongono dinnanzi a una realtà che non conosce alcuna giustificazione, neanche in tempo di guerra, seppure, come ha sottolineato il Santo Padre Francesco, forse stiamo vivendo una guerra, subdola, diffusa, larvata.
Come molti di Voi sapranno, in qualità di Segretario generale della Società Italiana dei Francesisti, ho sempre cercato di sostenere il dialogo tra i popoli, l’ecumenismo culturale, la pacifica risoluzione dei contrasti attraverso la conoscenza dell’altro, del diverso, dell’opposto. E continuo a essere fiducioso, a sperare che non la violenza ma la pace sia l’unica soluzione per creare un ecosistema libero e sicuro, da vivere oggi e da lasciare in eredità alle generazioni future.
Ma come spiegare alle mamme, ai papà, ai figli, ai mariti e alle mogli degli oltre 130 morti parigini e dei tanti che lottano per la vita in queste ore che i loro congiunti, che i nostri martiri non sono oggi simboli di contromisure e vendetta ma testimoni di una pace civile da costruire come priorità storico-sociale?
Io e Voi, carissimi amici, non abbiamo che parole. Ma possiamo gridare e piangere, e trasformare il nostro pianto in un fiume di propositi concreti e positivi. Sicuramente siamo tanti di più di quegli sparuti “principi del male” che hanno devastato l’anima di Parigi, che riescono a intorpidire e a plagiare le menti e i cuori di tanti giovani; ragazzi e ragazze, uomini e donne che, ovunque nel mondo, vivono la solitudine morale di un’epoca, in cui è facile per tutti essere imboniti, immaginare che un Dio, in tutte le religioni universalmente riconosciuto creatore di vita, possa richiedere il sacrificio della vita stessa. Quei giovani, che definiamo senza distinzione “mussulmani”, sono uguali ai nostri figli, hanno i nostri stessi problemi, sognano come tutti noi un avvenire diverso; ma, forse nessuno ha insegnato loro, nessuno sta insegnando a noi che i sogni profumano di amore, di luce, di speranza. Il fallimento della nostra società, della civiltà del terzo millennio coincide con la visione della morte come risoluzione o atto risolutivo, sia quando coincide con il suicidio sia quando conduce all’omicidio.
Forti, allora, risuonano nella mia memoria le parole di Papa Paolo VI nel Suo celebre discorso all’ONU «Jamais la guerre! Jamais la guerre! Mai più gli uni contro gli altri, e neppure gli uni sopra gli altri ma sempre gli uni con gli altri. Voi state compiendo un’opera grande: l’educazione dell’umanità alla pace». A questa educazione chiedo a tutti Voi di contribuire, nel nostro piccolo, durante i nostri semplici eventi, ma con la forza grande e la profonda sensibilità che in ognuno di Voi, so per certo, alberga. Magari, cercando di promuovere incontri nei quali protagonista sia il dialogo tra popoli e culture, nel rispetto del nostro Statuto, ma, soprattutto, di uno statuto naturalis che dovrebbe permeare l’uomo moderno.
Abbiamo una responsabilità verso le generazioni presenti e quelle future. Del passato gli errori e gli orrori devono esserci di monito per compiere un cammino diverso, di solidarietà e di condivisione. Perché le crociate hanno fallito e falliranno, oggi come mille anni fa.
In qualità di Chevalier dans l’Ordre des Palmes Acadèmiques de la République Française mi sento un po’anche io francese; anzi vorrei proprio essere in questo mondo un cittadino orgoglioso come quei francesi che uscendo dallo Stade de France cantavano AD UNA SOLA VOCE l’inno della loro PATRIA!!!
A Voi tutti chiedo una preghiera, a qualunque Dio e in qualunque forma, anche un momento di pura riflessione laica in cui ricordare chi, come la nostra Valeria, venerdì sera, senza motivo, senza alcun motivo, non è più tornato a casa…
Napoli, 17 novembre 2015
Aldo Antonio Cobianchi