Settembre 2014- presentazione del libro di Giuseppe D’Angelo “La Castellammare Borbonica”

PRESENTAZIONE

Giuseppe D’Angelo è uno storico appassionato, animatore di ricerche archivistiche, fondatore di consessi culturali, tenace figlio di un antico Casato i “Coppola” che, nei suoi rami, si nobilitò in più luoghi del nostro antico regno. Mi riferisco particolarmente al ramo dei Coppola che, vivendo a Napoli, facevano parte del Patriziato Napolitano e più precisamente del Seggio di Montagna.

Questo Seggio è posto nella parte alta della città di Napoli, l’Anticaglia, dove trovavasi l’Acropoli identificabile oggi con il nome di Capo Napoli, dove sono stati rinvenuti i resti dell’antico teatro, e si estendeva fino a Porta San Gennaro. Questo Seggio inglobò anche l’antico seggio di Farcella il quale, per mancanza di famiglie nobili, si stava estinguendo e per non perderne la memoria e per conservarne le antiche vestigia fu ricondotto nel territorio di Montagna .

Scala, sito originario dei Coppola, insieme a Salerno, Lettere e Castellammare, videro l’espandersi della famiglia, che contò molti uomini illustri ed ebbe onori e ricchezze.

Giuseppe D’Angelo, nel corso degli anni, ha realizzato diverse pubblicazioni, privilegiando la storia della sua Castellammare, dedicando al sito di Quisisana pagine indispensabili e interessanti, dal punto di vista della conoscenza storico-artistica, di un luogo che è stato ed è il riferimento anche politico della città, senza mai tralasciare il gusto critico delle notizie riportate.

Gentiluomo di stampo moderno sa sempre come affrontare l’avvicendarsi degli eventi: il suo più grande piacere è testimoniare la presenza della sua famiglia, associandola alla bellezza e alle curiosità di Castellammare.

Pippo desidera per Castellammare il ritorno a quel periodo di grandeur che i Borbone seppero dare con gli scavi archeologici, i cantieri navali, con la presenza presso il loro palazzo di un corpo diplomatico, attraverso gli incontri internazionali che il loro ufficio di rappresentanza gli imponeva. Le dimore dell’aristocrazia napolitana e straniera fecero di Castellammare un centro di interesse internazionale e, grazie anche alle sue benefiche acque, l’Europa conobbe il nome della ridente cittadina.

A Giuseppe D’Angelo – figlio d’arte in quanto il suo brioso genitore Vincenzo D’Angelo fu uomo di sapiente pennello e grande simpatia, conosciuto, amato e stimato – auguro ogni fortuna e spero che i suoi sogni di una Castellammare protagonista, diventino presto realtà.

Pierluigi Sanfelice di Bagnoli

PREFAZIONE

Forse il più bel periodo storico vissuto dalla città di Castellammare di Stabia è racchiuso in tutto quello che successe nei secoli XVIII e XIX, e cioè fu durante tale periodo che la città visse, forse, la più bella stagione della sua lunga storia.

Sarà stato un caso, un lungimirante progetto, una conseguenza del secolo dei lumi? Non sta a me dirlo. Sta di fatto che tutto quello che accadde nella nostra città dall’epoca di Carlo di Borbone sino all’unità d’Italia ha qualcosa di irripetibile.

Castellammare fu meta del Grand tour, Castellammare sede di un Palazzo Reale, Castellammare Capitale del Regno nel periodo estivo, Castellammare sede di una ventina di consolati stranieri, tra cui l’Austria Ungheria in via Benedetto Brin n. 15; di Francia e di Gran Bretagna al Corso Vittorio Emanuele; della Grecia in via Mazzini n. 3; di Spagna alla via I marchese de Turris; di Olanda alla salita Santa Croce; del Paraguay in via San Matteo; di Turchia (Sublime Porta Ottomana) in via Alvino n. 8; degli Stati Uniti d’America prima al Corso Vittorio Emanuele e poi in Piazza Ferrovia; dell’Impero Russo alla via Coppola; e ancora il consolato di Baviera, di Danimarca, di Norvegia, dei Paesi Bassi, del Portogallo, di Sardegna, e Svezia, della città libera di Lubecca, d’Egitto. Come città internazionale, con la presenza di ben 19 consolati ripeto, direi che non è poco. Castellammare città turistica quindi, ma anche Castellammare città industriale.

Certo noi tutti speriamo che la storia possa ripetersi e crediamo che il merito per il nostro secolo d’oro non possa attribuirsi esclusivamente alla dinastia borbonica, ma piuttosto ad una serie di circostanze favorevoli che i nostri antenati seppero sfruttare appieno.

E allora ci auguriamo che le future generazioni – purtroppo non la nostra, ormai andata a male – possano inaugurare una nuova stagione di primati positivi e possano assicurare un futuro, un degno futuro, alla nostra città.

l’Autore

Nota: 1 A. ACAMPORA, Le casine di delizie. Viaggiatori stranieri a Castellammare . 1806-1860, Sorrento 1988.